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La struttura finanziaria dell’Unione

Il progetto esamina l’assetto delle finanze dell’Unione: vale a dire, il bilancio dell'UE sia in termini di entrate (vecchie e nuove risorse proprie, obbligazioni) che in termini di spesa (Next Generation EU, altri fondi europei). Verranno analizzati tutti gli atti legislativi pertinenti adottati in questo campo al fine di valutare il loro impatto sull'autonomia dell'Unione europea in termini di finanziamenti disponibili per far fronte agli ambiziosi compiti affidati all'UE. Le ridotte dimensioni del bilancio dell'UE sono una conseguenza diretta delle limitate risorse di cui l'Unione dispone. Lo spirito originario iniziale del sistema di "risorse proprie" istituito nel 1976 è stato successivamente frustrato dall'introduzione della percentuale del prodotto nazionale lordo come risorsa aggiuntiva, che ha raggiunto il 68,9% del bilancio totale dell'UE nel 2015. Ciò ha reso il bilancio dell’UE fortemente dipendente dagli Stati membri, compromettendo l’autonomia dell’organizzazione e influenzando l’uguaglianza dei suoi membri nei negoziati sul bilancio, dove l'ultima parola è assegnata agli Stati. La tanto attesa riforma globale del cosiddetto sistema delle risorse proprie sembra adesso essere all'orizzonte politico. Due ordini di problemi devono essere considerati: l'incapacità o inadeguatezza nella riscossione diretta di risorse autenticamente europee e l'eccessivo peso degli Stati membri nella procedura di adozione del bilancio annuale, del quadro finanziario pluriennale e del regime delle risorse proprie, per l’adozione dei quali è richiesto il voto unanime del Consiglio dell'Unione (e per le risorse proprie anche 27 ratifiche nazionali). Per superare la risorsa PNL, sarà necessario introdurre più di una tassa, come già previsto nelle conclusioni del Consiglio europeo del giugno 2020. Ciò avverrà sicuramente poiché la Commissione, nella decisione sulle risorse proprie, avrà il potere di contrarre prestiti sui mercati dei capitali per conto dell'Unione fino per un totale di 750 miliardi di EUR. L’Unione utilizzerà tali fondi per far fronte alle conseguenze della crisi Covid-19, mentre il rimborso sarà programmato con l’introduzione delle nuove risorse proprie. Tutte queste risorse, destinate ad alimentare il bilancio dell'Unione o dell'Eurozona, dovrebbero avere caratteristiche specifiche: (i) essere autenticamente europee nella loro concezione e contenuto, quindi coerenti con i poteri previsti dal Trattato; (ii) essere neutrali rispetto alle relazioni tra Stati membri, in modo da non richiedere trattative, sconti o compensazioni; (iii) rispondere a obiettivi di politica economica, industriale, ambientale o altri obiettivi dell'Unione, in modo da presentare un'utilità che va oltre il mero fabbisogno di liquidità; iv) non aumentare i già elevati livelli di imposizione fiscale sulle persone fisiche, presentandosi al contempo come trasferimenti diretti da operatori economici all'Unione. Per l'Unione, la progressiva riduzione dei contributi degli Stati configurerà un importante progresso politico, le cui conseguenze si riverbereranno sull'autonomia del sistema europeo (superando le passate miopi aspettative di c.d. “juste retour”). Il passaggio a nuove forme di tassazione renderà i cittadini europei sempre più responsabili del finanziamento dell'Unione. Secondo il noto principio anglosassone “no taxation without representation”, ogni regime democratico (nel nostro caso, ogni livello di governo) deve essere democraticamente responsabile del denaro che riceve e gestisce. Ne conseguirebbe inevitabilmente una maggiore statura politica dell'UE. 

 

Unità responsabile dell’area di ricerca: Università del Salento

Ultimo aggiornamento

05.08.2023

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